Di questi tempia montagna è una via di fuga che sempre più persone prendono in considerazione: stare all’aria aperta in un isolamento sociale piacevole, immersi nella natura, e poter godere degli splendidi paesaggi alpini delle nostre valli. Se c’è qualcosa che questo coronavirus ha fatto di bello per noi, è stato farci riscoprire la bellezza delle montagne dietro casa, in tutte le stagioni.

La nostra escursione
Siamo partiti dalla borgata di Colombata (1585 m), frazione di Acceglio, in Valle Maira. Abbiamo lasciato l’auto la parcheggio e, indossate le racchette da neve, siamo partiti in direzione di punta della Madonnina, a 1965 m. Il dislivello non è poco con le ciastre e la neve fresca, ma lassù avremo un bellissimo panorama sulle montagne innevate, quindi partiamo di buona lena.
La neve, almeno nella prima parte del percorso, non è intonsa: questo ci facilita un po’ le cose e soprattutto, riduce la fatica. Dopo poco, attraversiamo un piccolo ponte e ci inoltriamo in una pineta. Dai rami scende un pulviscolo di neve che ci fa sentire come all’interno di una snowball, che strana sensazione!








Dopo un po’ arriviamo arriviamo a Grangia Serri Sottana. Una grangia è una borgata disabitata (o abitata solo in determinati periodi dell’anno, ad esempio dai pastori).




Superiamo le poche case, il percorso riprende a salire. Qui la neve è decisamente meno battuta, in alcuni tratti non si vede neppure un percorso prestabilito e saliamo un po’ a casaccio, le ciaspole che sprofondano nella neve. Il cielo, prima nuvoloso, si apre lasciando attraversare dai piacevoli raggi del sole. Arriviamo ad una zona aperta completamente innevata da un manto intonso. La sensazione è bellissima, i raggi del sole fanno brillare ogni cristallo di neve.




Alla fine, raggiungiamo una cresta e la Punta della Madonnina, un punto molto panoramico dove, dall’alto di un piloncino, una statuetta della Madonna sorveglia la valle. Ora il cielo a tratti si rabbuia a tratti si apre, inizia a scendere qualche fiocco. Montiamo la nostra piccola tenda-bivacco in una scena alla Benny Hill e infine riusciamo a accomodarci per preparaci il pranzo. In inverno, ci piace portare con noi del ramen istantaneo, un thermos di acqua calda, uno di te (o rooibos ancora meglio) e dei fruttini di mela cotogna fatti in casa (alla fine dell’articolo ti spieghiamo come prepararli). Sorbire i noodles caldi, ora che è uscito un po’ di vento, è davvero piacevole. Dopo il pranzo, facciamo un volo con il drone, rimettiamo nello zaino tutto e ridiscendiamo verso valle.




Questa escursione ci è piaciuta perché ci ha permesso di godere della bellezza e della solitudine della montagna innevata e ci ha regalato panorami meravigliosi pur con un dislivello contenuto.
Il sentiero: note tecniche
Il percorso è lungo circa 10 km (andata e ritorno) e copre un dislivello di 380 m. Se c’è molta neve, come quest’anno, le racchette da neve sono indispensabili. In estate questo percorso è decisamente meno piacevole perché è una carrabile percorsa dai veicoli, quindi il consiglio è di andarci in inverno per godere della bellezza isolata.
Ringraziamo l’inestimabile aiuto di CuneoTrekking, da sempre fonte di ispirazione ed informazioni per le nostre escursioni nelle valli cuneesi.
Bonus: ricetta dei fruttini di mela cotogna
Primo: procuratevi un albero di mele cotogne. Non ve ne pentirete: è un albero che non richiede nessuna “manutenzione”, non si ammala mai, è resistente anche al freddo e alla neve e produce una quantità esagerata di mele cotogne. L’unico neo è che la mela cotogna cruda è immangiabile. Con i nostri consigli e con il breve tutorial che trovate nel video, però, potrete imparare a preparare i fruttini di mela cotogna (o cotognata), ideali come spuntino sano durante le escursioni o lo sport.
Il procedimento è molto semplice (anche se un po’ lungo): bisogna far bollire le mele cotogne fino a che non diventano molto morbide. Poi vanno scolate, pelate e private di torsolo ed eventuali scarti. La polpa va passata con il passaverdura (in alternativa potete frullarla con il mixer, ma a noi piace la consistenza un po’ più ruvida del passaverdura). La polpa va cotta con lo zucchero (700 g di zuccherose ogni chilo di polpa, circa) per un’ora o finché non diventa brunita e un po’ appiccicosa. A questo punto potete trasferire la polpa all’interno di forcine singole o in una teglia. Coprite con carta da forno e lasciate riposare per una settimana in un luogo fresco e asciutto. Dopo una settimana i fruttini sono pronti. Noi li tagliamo grossolanamente con il coltello in piccoli parallelepipedi e li incartiamo in carta da forno. Poi li congeliamo per conservarli più a lungo.




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