santuario di oropa

Cosa fare nel Biellese in autunno: foliage e cultura

Come non amare l’autunno? Con quei colori così caldi e intensi e con quei cieli tersi e azzurri a non finire. In alcuni posti l’autunno si sente più che altrove: è così nel biellese. Lì, tra montagne, boschi, santuari e vecchie fabbriche si ritrova il sapore autentico di un piatto di polenta condiviso con gli amici.

Il nostro itinerario nel biellese

Durante il nostro weekend nel biellese, abbiamo avuto un vantaggio strategico: abbiamo avuto delle “guide” di eccezione, due amici biellesi che ci hanno accompagnato alla scoperta di luoghi famosi e luoghi insoliti.

Le tappe del nostro itinerario

Birreria Menabrea

Iniziamo attorno ad un tavolo: sì, perché siamo arrivati nel biellese di venerdì sera, giusto in tempo per cenare in compagnia di una birra prodotta da un birrificio storico: Menabrea. Da ben 170 anni la famiglia Menabrea miscela l’acqua delle alpi biellesi a luppolo bavarese e lieviti francesi. In birreria abbiamo assaggiato la Menabrea Cruda, non pastorizzata.

La fabbrica della ruota

La nostra prima vera tappa nel biellese è alla Fabbrica della Ruota: il nome può forse trarre in inganno perché si tratta in realtà di un ex-lanificio. Chiuso nel 1964, questo lanificio è stato recuperato ed è tuttora in costante rinnovamento ed ospita spesso mostre ed eventi culturali. All’interno dell’edificio, tra muri ancora macchiati dell’olio lubrificante degli strumenti, fanno bella mostra di sé i macchinari originali utilizzati per la lavorazione della lana.

Gironzioliamo tra gli ingranaggi, affascinati dai racconti di Danilo che di questo luogo conosce ogni angolo, ogni storia. Ci fa entrare nell’archivio, guardiamo i vecchi campionari di stoffe, alcune monocromatiche altre variopinte, curiosiamo tra gli appunti delle pozioni di tintura. Non avremmo immaginato che l’archeologia industriale potesse essere così affascinante!

I panini della Pina

Amanti del panino, fatevi avanti. La Pina tra due fette di pane fa stare di tutto: dal brasato al cotechino, dalla carne cruda alla frittata di cipolle, al vitello tonnato, al capunet, al tapulon… se potete immaginarlo, la Pina può infilarlo in un panino. Garantito.

panini della pina biella

L’Oasi Zegna

Ed è qui che l’autunno la fa da padrone. Nel bosco, tutte le tonalità del giallo, dell’ocra, del rosso, del marrone sfumano avvolte dalla foschia delle nubi che corrono lungo le montagne. Salendo, senza fatica, si raggiunge il Santuario di San Bernardo e si ammira un meraviglioso panorama che, nelle giornate terse, si estende fino al Monte Rosa. Ci rilassiamo sotto le foglie brunite.

foliage oasi zegna

Poco lontano, da Bielmonte, raggiungiamo in seggiovia la sommità del Monte Macra appena in tempo per goderci l’ultimo sole che intiepidisce dietro le montagne.

Cittadellarte – Fondazione Pistoletto

A Biella l’archeologia industriale va forte, tanto che Pistoletto ha creato all’interno di un opificio abbandonato una sorta di roccaforte della cultura. Non è tanto un luogo che si visita, quanto un luogo di cui fare esperienza. Purtroppo, la recente alluvione e l’esondazione del torrente Cervo hanno causato ingenti danni nel biellese, Cittadellarte inclusa. Quando la visitiamo, la Fondazione è deserta. Anna, però, ci racconta del fervore culturale che vi si respirava, ci mostra il simbolo del Terzo Paradiso e i segni rimasti dalla celebrazione del Rebirth-day.

Il Piazzo

Per salire al quartiere storico di Biella usiamo la funicolare (gratuita). Passeggiamo al Piazzo di sera, tra le luci sbriciolate dei lampioni, sbirciando nelle corti dei palazzi, affacciandoci sul panorama della città sottostante facendoci indicare i campanili ad uno ad uno. Fa fresco, l’aria è densa di una nebbiolina polverosa, per strada ci siamo quasi solo noi. L’atmosfera è nostalgica, vintage, quasi noir. Ceniamo al Ristoro Libreria Serale La Civetta, un posto accogliente dove tavoli e libri se ne stanno vicini e dove il motto è “Hasta la polenta siempre”. Concludiamo la serata ai piedi della funicolare, di fronte alla biblioteca della città, il regno della nostra amica Anna.

Il Santuario di Oropa

Tappa immancabile. Il Santuario di Oropa se ne sta lì, accovacciato in mezzo alla valle, in una conca creata a suon di vanga, maestoso, immobile. Saliamo, piccoli piccoli, avvicinandoci un passo dopo l’altro alla basilica superiore. Questo santuario cristiano in mezzo alle montagne ci ricorda in qualche modo i santuari buddisti di Koyasan: la stessa sensazione di solenne contemplazione si percepisce qui come laggiù. Da qualche settimana e dopo 4 anni di restauro, la Basilica superiore ha riaperto: ne approfittiamo e saliamo su alla cupola. Osserviamo il Santuario dall’alto, ascoltando il racconto di questo restauro acrobatico, e percorriamo il perimetro interno della cupola, appollaiati lassù come rondini. Infine scendiamo alla Basilica Antica: raccolta, edificata sulle rocce dove sant’Eusebio avrebbe nascosto la Madonna Nera, questa piccola chiesa ci piace ancor più della sorella maggiore. Mentre mi avvicino al sacello mi torna in mente mia nonna, quando, da bambina, per farmi addormentare cantava le odi cristiane, “Madonna Nera” in primis. Che scherzi strani che fa la memoria.

La Galleria Rosazza

Da Oropa, attraverso una strada all’apparenza chiusa ma che chiusa non è ed è pure parecchio panoramica si può raggiungere la Galleria Rosazza. Purtroppo, a causa dell’alluvione di cui sopra, non è possibile proseguire la strada che in tempi migliori permetteva di raggiungere l’Oasi Zegna attraverso la Valle Cervo. Ora ci si ferma a quota 1488 m alla Locanda dove Simona prepara una squisita marmellata di cipolle con cui accompagnare i formaggi. La polenta concia e il profumo delle caldarroste sono degna compagnia in questa giornata nebbiosa e montana.

Il Ricetto di Candelo

L’ultima tappa del nostro itinerario è il Ricetto di Candelo, un borgo fortificato risalente al Medioevo. I restauri hanno recuperato le cantine e alcuni edifici che oggi ospitano negozi di artigianato o ristoranti. Il borgo, tuttavia, è ancora in buona parte deserto: c’è una sensazione di leggera desolazione mentre camminiamo sull’acciottolato. Le vie del borgo sono usate come museo all’aperto per una mostra di fotografia, il che è positivo, ma la bellezza e la storia di queste mura e di questi edifici è troppo poco valorizzata. Ci piacerebbe tornare tra qualche anno e vedere rivivere questo borgo.


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16 commenti su “Cosa fare nel Biellese in autunno: foliage e cultura

  1. Itinerario molto interessante!!! Oltre al Santuario Oropa e al Ricetto di Candelo non conoscevo per nulla questa zona e prenderò sicuramente spunto per la prossima visita nel biellese ?

  2. Che nostalgia mi hai fatto venire!! Io vivo nelle Marche, ma sono biellese!! Conosco bene i luoghi che hai visitato!! Mi auguro che tanti vengano a scoprire il biellese perché merita veramente anche se è ancora sottovalutato!! ???

  3. Bellissima zona e purtroppo la conosco davvero poco. In ogni caso mi ci hai accompagnato virtualmente e mi hai convinto. Una buona parte l’hanno messa i panini e la birra, ma anche tutto il resto deve essere molto bello!

  4. Molto vario e interessante questo itinerario in una zona che non conosco se non di nome. Avevo un’amica quando ero un’adolescente che passava l’estate al mio paese in visita a parenti e viveva proprio a Biella. Mi ha sempre incuriosita!

  5. Mi hanno sempre parlato molto bene della zona del Biellese ma non ci sono (ancora) mai stata: vedo che anche in autunno sa regalare dei begli scorci e delle interessanti attività da svolgere! Mi salvo l’articolo, magari quando riaprono le regioni verrò proprio qui a fare un bel weekend!

  6. Davvero un itinerario molto interessante! Mi piacerebbe soprattutto visitare il Santuario di Oropa, che sembra meravigliosamente immerso nella natura, e l’Oasi Zegna, dove mi piacerebbe ammirare il foliage (che amo)!

  7. Mi avete dato un’ottima idea per quando usciremo dalla zona rossa: una visita al birrificio Menabrea (non sapevo nemmeno dove fosse prima di leggere questo articolo). E i panini, che bontà!
    Conosco invece il santuario perché i miei nonni mi hanno portata un paio di volte da bambina. La vostra foto è stupenda: sembra vintage ?

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