Pinguini Cile

On the road verso la Fine del Mondo

La “Fine del Mondo” ha un nome, ed è Ushuaia. E non è tanto il luogo in sé, ma è arrivarci. E così siamo in Cile, a Torres del Paine, reduci da un trekking impegnativo e faticoso, a 800 km dalla meta, Ushuaia. Saliamo sul nostro fuoristrada e ci mettiamo al volante: guideremo attraverso terra e mare, diretti a Sud, là dove la terra finisce su una spiaggia lambita dalle onde.

Cile

Última Esperanza

Così si chiama questa provincia del Cile. Il fascino di questo nome è incredibile. Sono stati dei marinai a dare battesimo a questa terra, quando sfiduciati e stanchi si giocarono la loro “ultima speranza” di raggiungere il canale di Magellano. La Ruta 9 scorre sotto gli pneumatici ed allontanandoci dalle foreste di Torres del Paine ricompare la polvere. Sgraniamo gli occhi dal finestrino per scovare in anticipo il solito guanaco incauto che si butta ad attraversare proprio nel momento sbagliato. Ormai ci siamo fatti scaltri e i guanachi microcefali non ci fregano più.

Última Esperanza, a mano a mano che guidiamo, diventa meno idilliaco di quanto il nome avrebbe fatto immaginare. La terra è brulla, le città insipide. Ci fermiamo a pranzare a Puerto Natales, un luogo anonimo dove si fatica a trovare parcheggio e dove i cileni che incontriamo cercano di venderci cose. La città non ci piace e ce ne andiamo alla svelta. Raggiungiamo nel pomeriggio Punta Arenas, anch’essa un po’ anonima ma un pochino più accogliente. Passeggiamo nel centro storico, fatto di palazzi coloniali, giardini e statue, sul lungomare, ovvero l’Avenida Costanera. Questa passeggiata costeggia il canale di Magellano, ed è proprio così che lo incontriamo per la prima volta: da riva. Quanti marinai ed esploratori, invece, lo hanno visto per la prima volta appesi all’albero maestro di una nave…

Navigare lo stretto di Magellano

Siamo arrivati fino a Punta Arenas per questo. Navigare lo stretto di Magellano. Non semplicemente attraversarlo. Se avessimo voluto attraversarlo e basta, avrebbe avuto più senso farlo dove è più stretto, tra Punta Delgada e Bahia Azul. Ma no, noi non vogliamo solo attraversare lo stretto, noi vogliamo navigarlo. Cinquecento anni fa, Magellano impiegò oltre un mese per attraversare incolume lo stretto, percorrendolo da est verso ovest. E noi, nel cinquecentenario, anche se lo attraverseremo trasversalmente, siamo qui ad osservare lo stesso mare. Caro Ferdinando, il coraggio non ti mancava di certo.

E così ci imbarchiamo sul traghetto a Punta Arenas, dove i chilometri da 5 scarsi diventano dieci volte tanti. Tre ore di navigazione in queste acque famose per le correnti inesorabili che tanti velieri hanno fatto naufragare. Il freddo del mattino è pungente mentre il traghetto avanza tra le onde; il cielo è grigio plumbeo, ma siamo fortunati e c’è solo un pochino di vento (per gli standard della Patagonia, un “po’ di vento” equivale ad uno statico pomeriggio riarso dal sole in Italia). Il mare ondeggia tranquillo e lo stomaco di Leo ringrazia. Spendiamo le tre ore di traversata sul ponte esterno, imbacuccati in sciarpa e berretto, scrutando le onde dove ad un certo punto ecco che compaiono un po’ in lontananza le balene! È un incontro fugace, appena uno sbuffo di vapore sul pelo dell’acqua e qualche schiena che si inabissa, ma l’eccitazione dell’avvistamento ci fa sgranare ancora di più gli occhi. Finché, eccola: la Terra del Fuoco.

Tierra del Fuego, eccoci!

Sbarchiamo nella Regione di Magellano e dell’Antartide Cilena, provincia Tierra del Fuego. Nei fatti, sbarchiamo nel villaggio di Porvenir, uno sputo di casupole sgangherate messe su da cercatori d’oro cileni e croati. Che atmosfera da fine del mondo! Quando il traghetto attracca, due volte alla settimana, la gente sciama in città in una scena che ricorda quella in cui Walter Mitty fa a gara con i marinai per l’unica bicicletta d’Islanda. Porvenir è brutta e arrugginita, se fosse un uomo puzzerebbe di tabacco e olio di motore. Ci aggiriamo nelle strade alla ricerca di qualcosa di commestibile, e così scoviamo “La Maskada”, un negozietto di alimentari che sul retro fa anche ristorante, o viceversa. Entriamo e all’unico tavolo occupato c’è un signore anziano che mangia un panino guardando la tv. Insieme a noi arriva anche un minibus di turisti che ordina il pranzo a portar via; in un attimo nel piccolo locale c’è affollamento e confusione e il nonnino cileno inizia ad imprecare che gli lascino guardare la tv. Scena epica. Sediamo nel tavolo accanto, ordiniamo birra e pollo. Le porzioni sono pantagrueliche. Ce ne andiamo, il vecchietto di Porvenir è ancora lì, con la sua birra e il suo stuzzicadenti.

Il nostro primo pinguino

C’è questo di bello, negli on the road: si incontrano bivi. E così, guidando sulla sterrata strada accanto a Bahia Inútil (grandiosi con la toponomastica quaggiù!), incontriamo un cartello pieno di promesse: Parque Pingüino Rey. Non c’è neanche da dirlo: svoltiamo a destra, non ci ferma nessuno. E così accade che vediamo i nostri primi pinguini: sono pinguini reali (quelli che hanno un po’ di giallo sulla testa e sul collo, per capirci), quindi bene, ma sono parecchio lontani, quindi un po’ meno bene. Ma sono i primi pinguini della nostra vita e siamo al settimo cielo! Se ne stanno nell’erba a strofinarsi il becco tra le piume e tra gli adulti ecco che ad un certo punto salta fuori un cucciolo!

Pinguini Cile

Un’altra frontiera

Addio Bahia Inútil, se avessimo avuto più tempo non avremmo resistito ad esplorarti tutta. Addio Cile, il nostro incontro è stato fugace ma intenso. Le tue pecore allo sbando per la strada, il cielo e la terra che si toccano, il mare grigio che in un attimo s’infuria. Addio amico Magellano, tu sei ormai arrivato al Pacifico e per noi è tempo di rientrare in Argentina. E allora bentornata Argentina, anche se ci accogli malamente con il vuoto cosmico di Rio Grande, una distesa di prefabbricati anonimi che si fregia di essere un posto top per la pesca. Sarà che non siamo pescatori, sarà che abbiamo alloggiato in un hotel con corridoi alla Shining, ma a noi Rio Grande ha detto poco (anzi, niente). Ma sotto la patina svogliata, frigge l’entusiasmo, perché domani ripartiremo e arriveremo là dove il mondo finisce. Ushuaia arriviamo!

Ushuaia Fine del Mondo

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28 commenti su “On the road verso la Fine del Mondo

  1. Questo viaggio per voi dev’essere stato veramente unico e speciale, si vede leggendo il vostro articolo che ne siete rimasti entusiasti. Effettivamente è un viaggio talmente avventuroso ed interessante che piacerebbe farlo anche a me!

  2. Che meraviglia!! Un viaggio, un avventura, un sogno!! Questo è il tipico on the road che ci piacerebbe fare con almeno 4 settimane di ferie. Al momento non è possibile, ma sarebbe davvero top!

  3. Che dirti…questo articolo è fantastico! Le immagini meravigliose e le tue parole coinvolgenti! Mi sembrava di essere li con te mentre descrivevi ciò che vedevi! In oltre, sembra un viaggio meraviglioso perciò lo salvo nella mia lista dei desideri!

  4. Ciao Travel Gudu! Inutile dire che è impossibile non viaggiare con il cuore e la mente attraverso i vostri racconti. Se già si respira la magia di questo viaggio attraverso il vostro articolo, non immagino che esperienza magnifica sia stata percorrere questi posti ai confini del mondo <3

  5. Mamma mia che esperienza! Spettacolare 😀 Occhi a cuore e un’ennesima meta da inserire nella mia lista dei desideri. E poi ho amato la frase sugli on the road e i bivi davanti ai quali ti mettono. Bravi!

  6. Questa è una destinazione che ho in mente da un sacco di tempo, ma non abbiamo mai abbastanza ferie nel periodo invernale. Però prima o poi devo andarci, è una promessa che ho fatto a me stessa!

    1. Guarda, anche noi abbiamo sempre rimandato non riuscendo mai ad avere abbastanza giorni nel giusto periodo. Alla fine abbiamo deciso di sposarci e andarci in viaggio di nozze ??

  7. Mi è venuta la pelle d’oca ve lo dico. Attraversare lo stretto di Magellano anzi no, come avete detto voi navigarlo rivivendo la storia nel suo anniversario è davvero memorabile. Questa è una di quelle esperienze, insieme alle altre, che davvero non dimenticherete mai più!

  8. Amo i pinguini! Per ora li ho visti solo in acquari e zoo, vederli dal vivo sarebbe un sogno! Ho letto tanti articoli su esperienze del genere in Australia, ma non avevo mai pensato al Sud America effettivamente

  9. Ammetto che l’Argentina non mi ha mai veramente attirato, ma da quando ne parli tu mi sta venendo voglia di aggiungerla alla mia infinita bucket list. Mamma mia non la finirò mai!

  10. Ho vissuto per alcuni mesi in Argentina, ma per questioni di tempo non sono riuscita a visitare la Patagonia e la Terra dei fuochi, ma mi sono ripromessa di ritornarci prima o poi! Per il momento ho viaggiato virtualmente attraverso il vostro video!

    1. A volte quando si è tanto vicini ad un luogo (anche se il concetto di “vicinanza” in Argentina è un po’ a sé visti gli spazi immensi) è ancor più difficile organizzare di andarci rispetto a quando si parte apposta. Una curiosità: dove hai vissuto in Argentina?

  11. Quando scriverete un libro per raccontare questo viaggio ricordatevi di metterne da parte una copia autografata per me!
    Mi avete portata in un posto che non conosco per niente, riuscendo a farmelo immaginare in maniera molto vivida: il vento, il freddo e anche gli odori. Bravissimi ?

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