Siamo a Marrakech, in Marocco. Qui, tra suq sporchi e caotici, in mezzo a persone gentili e ad altre truffaldine, nascosti dietro mura anonime e polverose si nascondono giardini lussureggianti, palazzi sontuosi, tombe antiche e piccoli angoli di pace. Ecco a voi tutto quello che si può vedere a Marrakech in due giorni.
Il nostro itinerario
Il nostro weekend lungo in Marocco ci ha consentito di trascorrere a Marrakech due giorni pieni, anche se spezzettati. Infatti, il nostro itinerario di viaggio ci ha portato ad atterrare a Marrakech il mercoledì sera; il giovedì abbiamo dedicato la giornata intera alla visita della città, per poi partire il venerdì mattina in direzione dei Monti dell’Atlante. Rientrati in città sabato pomeriggio, abbiamo concluso con la visita ai Giardini Majorelle e infine, la domenica mattina, abbiamo gironzolato senza una meta precisa per le vie della città, per poi rientrare in Italia con un volo pomeridiano.
Marrakech si visita comodamente in due giorni, viste le piccole dimensioni del centro storico, cosa che permette di spostarsi esclusivamente a piedi. Nella mappa in basso, vi descriviamo l’itinerario che abbiamo percorso alla scoperta della città: sì, sembra un po’ un groviglio ad una prima occhiata, ma così facendo non abbiamo quasi mai percorso per due volte la stessa strada.
Bab Doukkala (quartiere)
Il quartiere dove abbiamo soggiornato è uno di quelli dal sapore meno turistico. La via principale è popolata da un vivace mercato di frutta e verdura, pane e carne, pesce, da piccoli locali che servono cibo da ogni ora, da carretti che vendono erbe aromatiche, da garage tramutati in officine meccaniche o barberie. Qui di prima mattina troverete i venditori che aprono le serrande e la sera tardi i gatti che ronzano alla ricerca di avanzi da mangiare. I vicoli laterali sono vicoli residenziali, incredibilmente tortuosi e confondenti, dove bisogna affidarsi a fontane, piante, portoni o insegne di negozi per ritrovare la via del proprio riad. In questi vicoli si incontrano bambini che giocano, panni stesi, porte socchiuse da cui si intravedono donne al lavoro o tegami sul fuoco.
Mellah (quartiere) e Sinagoga Lazama
Il mellah è l’antico quartiere ebreo della città, fatto di stretti vicoli e delimitato da mura che potevano essere attraversate solo a piedi nudi. Poiché all’interno dell’antica Marrakech gli ebrei vivevano in questo isolamento, all’interno del mellah era sorta una città nella città, con mercati e sinagoghe, case e anche un cimitero. Oggigiorno la comunità ebraica si è trasferita altrove, tuttavia questa zona della città gode di un’atmosfera tranquilla e un po’ sospesa rispetto agli altri quartieri.

All’interno del mellah si può visitare (al di fuori degli orari delle cerimonie religiose) la Sinagoga Lazama: se da fuori è un palazzo anonimo con un ingresso angusto, dentro si apre in un bel cortile quadrato decorato in bianco e blu. Nel quartiere si può anche visitare il cimitero ebraico, una distesa di tombe bianche di calce.
Palazzo El Bahia
Fiore all’occhiello di Marrakech, questo enorme palazzo (è costruito su una superficie di otto ettari!) è un susseguirsi di marmi, soffitti, piastrelle, portoni e giardini. Un incredibile capogiro di decorazioni di ogni tipo guastato solo dalla marea di turisti che sembrano sbucare da sotto le piastrelle variopinte. Umanità a parte, il palazzo merita la visita. Una delle parti più belle è probabilmente il cortile interno ricoperto di marmo di Carrara e maiolica: il colpo d’occhio appena varcata la soglia è impressionante (anche se forse i poveri sudditi che attendevano sotto il sole cocente il verdetto del loro signore non la pensavano allo stesso modo…). Altrettanto bello è il lussureggiante giardino del Gran Riad, popolato di fontane e uccelli canterini e di fresche stanze colorate.





Palazzo Dar Si Said
In questo palazzo ancora poco conosciuto dalle comitive di turisti risiedeva il fratello del gran visir ed oggi è ubicato il Museo d’Arte Marocchina che espone tappeti ed arazzi. Merita la visita non tanto per quelle anticaglie polverose, pure graziose, ma soprattutto per il palazzo in sé: anche qui i soffitti sono un tripudio di decori, i vetri colorati ammorbidiscono la luce del sole e i giardini accolgono in un’oasi di pace (questa volta davvero, visto che di visitatori ne abbiamo incontrati appena un paio).


Tombe dei Saaditi
Questo mausoleo risalente al XVI secolo fu costruito da un tal Al Mansour, sultano della dinastia dei Saaditi, forse nel desiderio di guadagnarsi l’immortalità. Suo malgrado, poco dopo la sua morte, un altro sultano decise di far murare il mausoleo del povero Al Mansour, che cadde così nel dimenticatoio. Per nostra fortuna, all’inizio del XX secolo furono riscoperte grazie a delle fotografie aeree. I turisti affollano il sito quasi a tutte le ore, per cui armatevi di santa pazienza e di un cappello (la coda per l’accesso alla sala principale è in pieno sole).
Il pezzo forte del complesso funerario è senza dubbio la Sala delle Dodici Colonne, una grossa sala riccamente decorata con fregi dorati, stucchi e marmi all’interno della quale sono conservate le spoglie mortali di Al Mansour e dei suoi figli. In un altro mausoleo più piccolo è ospitata la tomba della madre del sultano. Intorno ci sono giardini con piante di fico e rose dove trovano collocazione alcune altre tombe, quelle dei cortigiani, dei servitori e delle mogli di Al Mansour.


Palazzo El Badi (rovine)
Di questo palazzo, che certo in tempi migliori doveva essere imponente, ora restano solo le rovine, dopo un rovinoso saccheggio perpetrato da quello stesso simpaticone di Moulay Ismail che murò le tombe Saadite (si servì dei materiali depredati per decorare il suo nuovo palazzo eretto a Meknès). Oggi come oggi in queste rovine restano comunque alcune maioliche e delle “fosse” dentro cui sono coltivate piante di agrumi. Soprattutto, è popolata da nidi di cicogne, e cicogne ovviamente, che al tramonto amano profilarsi contro il cielo aranciato in suggestive silhouette.




Moschea Koutoubia
Anche se visibile solo dall’esterno (a meno che siate musulmani, nel qual caso avreste il diritto di accedere all’interno), la moschea ha il suo fascino, grazie ai muri dorati e al minareto in stile moresco.

Jemaa el-Fna (piazza e mercato)
Questa piazza super famosa è uno dei posti più caotici e più turistici della città e a noi non è piaciuta. Stracolma di ciarlatani che sfruttano indistintamente cobra e scimmie, di borseggiatori mano-lesta, di tatuatori che utilizzano henné non naturale (attenzione alle irritazioni e alle reazioni allergiche), non ha avuto davvero nessuna valida attrattiva per noi e ce la siamo filati alla svelta.
Le Jardin Secret
Ancora storditi dal fastidioso brulicare umano di piazza Jemaa el-Fna, sulla strada verso “casa” abbiamo trovato rifugio in questo delizioso giardino. Siamo arrivati poco prima del tramonto, non c’erano più molte persone e la quiete veniva raccolta e amplificata da cactus ed alberi. I rivoli d’acqua delle fontane scorrevano placidi mentre noi sorseggiavamo un rinfrescante succo. Trovarsi in un posto così, dopo un pomeriggio assolato in mezzo alla folla, fa percepire chiaramente l’importanza del riad e del paradiso che vi era racchiuso.


I giardini Majorelle
I famosissimi giardini amati e vissuti da Yves Saint Laurent si trovano ad una ventina di minuti di cammino dalla medina, nella zona nord-ovest della città. Yves e Pierre Bergé amarono così tanto questo posto dal finire per viverci a lungo e da far spargere le proprie ceneri sul roseto di Villa Oasis. I giardini Majorelle sono letteralmente invasi dai turisti praticamente in qualunque ora del giorno; noi abbiamo deciso di andare verso l’orario di chiusura e sì, abbiamo trovato parecchi altri visitatori che però poco alla volta si dirigevano all’uscita.
Questi giardini sono famosi per altri due motivi (il primo, indubbiamente, è Yves): le piante rare, tra cui una stupenda collezione di cactus, e il colore blu intenso dei muri e della casa. Questo blu così intenso e unico fu creato appositamente da Jacques Majorelle, l’artista che negli anni Trenta del Novecento costruì questi giardini, ispirandosi ai colori berberi e marocchini.




Purtroppo durante il nostro viaggio, la Medersa di Ali Ben Youssef era chiusa per restauri. Pare sia meravigliosa e forse lo sarà ancora di più dopo i lavori: vi consigliamo, se ne avrete la possibilità, di visitarla.
Informazioni pratiche
Dove dormire a Marrakech
Riad Jardin Secret: un’oasi. In una parola sola questo riad è un’oasi. I proprietari, Cyrielle e Julien, lo descrivono come un luogo “anti-moderno” e in effetti sembra sospeso nel tempo. Le piastrelle colorate alle pareti, le palme rigogliose nel piccolo giardino interno, le tartarughe che lo abitano, i piccoli salottini giallo-dorati affacciati sul giardino, l’eccentrico rosa del rooftop stracolmo di piante grasse: tutto qui parla di lentezza, del piacere di assaporare il tempo. Le stanze, ognuna con una sua anima, sono splendide: noi abbiamo alloggiato nello studio, composto da una camera da letto, un balconcino privato affacciato su un giardinetto interno, un bagno in stile marocchino e una stanza-atelier dove lasciare fluire la creatività. Questo luogo è speciale anche e soprattutto per le attenzioni e la cortesia del personale, Youssef tra gli altri. La colazione, infine, è puro piacere.



Riad First: senza dubbio più discreto e minimalista del precedente, ma non per questo privo di personalità. Si trova in una stradina defilata in Bab Doukkala, è decorato in bianco e nero e all’interno del cortile si trova una piscina. Le stanze sono confortevoli e l’atmosfera notturna nel cortile del riad, con la piscina illuminata dalla luna, è un’accoglienza unica.


Dove mangiare a Marrakech
Maison Arabe: in questo posto da “Le mille e una notte” si possono assaggiare piatti marocchini (la tanjia è sublime) o occidentali ascoltando musica e sorseggiando vini marocchini.
La table du Riad: il piccolo cortile di questo riad viene decorato con candele e tavole imbandite per una cena in stile marocchino con qualche contaminazione moderna. Prima della cena, sul bar rooftop, si può ammirare la città dall’alto in compagnia di un cocktail o di un succo.
Kasbah Cafè: questo locale, pur senza meritare lodi particolari per il cibo, ha una bella posizione sul tetto proprio di fronte alle tombe saadite e prepara ottimi succhi.
Il video di Marrakech
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Ciao,
sono stata un mese fa in Marocco e devo dire che è stato una grande sorpresa per me! Marrakesh è stata la mia prima tappa, ma purtroppo non ho avuto il tempo di visitare tutto quello di cui hai parlato. Prendo appunti perché penso che tornerò molto presto in questo incredibile paese e le attrazioni che ho saltato saranno le prime che vedrò. Grazie mille per le informazioni 🙂
Grazie a te per averci letto!
Marrakesh è da tempo nella lista dei desideri però volendo visitare anche altre città del Marocco dovrei pianificare un viaggio di almeno una settimana… Però un paio di giorni a Marrakesh mi piacerebbe trascorrerli per visitare quanto avete visto voi ☺️
Marrakech si presta bene anche ad un breve weekend perché ormai ci sono molti voli, anche low-cost, dai principali aeroporti italiani; la città, poi, non è molto grande e si visita tranquillamente in due giorni.
Articolo molto dettagliato e pieno di consigli, mi viene voglia di partire subito e vedere tutti questi colori marocchini 🙂
Grazie Laura
Un tour del Marocco mi piacerebbe molto ma lo vedo ancora troppo impegnativo con una piccola viaggiatrice al seguito per i molti km ma 2 gg a Marrakech credo siano fattibilissimi soprattutto come avete fatto voi!
In città crediamo non ci siano problemi con una bambina al seguito, anche perché la città è piccola e se alloggiate in un riad nella zona centrale avrete una base semplice da raggiungere in caso di bisogno
E niente, prima o poi dovrò andarci a Marrakech. Tutto quel blu, soprattutto quello del Medersa di Ali Ben Youssef, mi attira come il miele per le api. Bellissimi i posti che avete visitato!
I colori del Marocco, e di Marrakech in particolare, sono super!