Siamo in due e siamo affini. Entrambi affetti dalla famigerata Wanderlust syndrome. Entrambi affamati di mondo e di viaggi.
Per me, tutto è iniziato (forse) con una tazza di tè rovesciata da bambina su un aereo per la Sardegna. Per lui, tutto è iniziato quando me lo sono trascinato accanto in mezzo alla sabbia rossa del Namib.
Il viaggio è un germe che hai dentro e che cresce se riceve un raggio, una goccia, una molecola di ossigeno.
Siamo in due e siamo affini. Siamo viaggiatori, diversi e complementari.
Io, curiosa affamata instancabile imprudente.
Lui, amichevole aperto ricettivo razionale.
E poi ci mescoliamo e io sono cervello e socialità e lui istinto e slancio.
Viaggiamo gudu, che è il nostro modo di essere noi nel mondo. Ci piace l’avventura ma non essere incauti. Viaggiamo on the road ma senza essere backpackers. Siamo famelici, insaziabili: già sulla via del ritorno, la mente ricade nel vortice della prossima meta da scegliere, del prossimo angolo di globo da esplorare.
E siamo qui, perché il viaggio è una religione, una malattia e una cura, e se anche voi (come noi) aprite ogni giorno google, i social, la mail, alla ricerca di una destinazione che vi colpisca al cuore, beh, forse questo è il posto giusto per incontrarci.
Il nostro meeting point.
Essersi trovati è l’inizio. Il bello viene con la costruzione di una vita e con tanti viaggi assieme.
Condividere la passione del viaggio è una delle cose più belle ?
La tazza di tè rovesciata sull’aereo per la Sardegna fa molto petite madeleine proustiana ? Curiosità: il termine “gudu” che origine ha?
“Perché il viaggio è una religione, una malattia e una cura” basta solo questa frase per centrare a segno la mia attenzione, non posso che essere d’accordo, viaggiare è magnifico, è qualcosa di unico, apre la mente e aiuta a capire a volte che la vita non è solo staticità, complimentissimi un bellissimo blog.