Patagonia on the road

Patagonia e Terra del Fuoco: un altro on the road

Come resistere alla polvere e a quel cielo denso che ti si agglomera sulla testa? Come resistere a quel blu e agli incontri lungo la strada? Al panorama che si allunga infinito tutt’intorno, scontrandosi solo all’orizzonte con il profilo innevato di una montagna (è il Fitz Roy quello laggiù?) o con il grigio agitato del mare? No, non potevamo resistere: siamo partiti, on the road, verso l’Argentina e il Cile, dalla Patagonia alla Terra del Fuoco.

Le mitiche rutas del Sud America

Perché è così epico pensare di partire con un fuoristrada e attraversare l’estremità meridionale del Sud America? Per via del buon Bruce Chatwin, che lì trascorse sei mesi e fece fortuna con il suo libro? O forse perché lo stesso Che Guevara sfiorò la Patagonia sulla sua motocicletta La Poderosa?

Il motivo sono le strade, le rutas, almeno secondo noi. In un angolo di mondo dove “strada” spesso è al singolare, dove un percorso o lo fai passando da lì oppure non lo fai (oppure lo fai offroad), ecco che anche una ruta può diventare un mito ed ospitare un viaggio epico, proprio come la mitica Explorers Way in Australia (ma di questo vi abbiamo già parlato).

Tre sono le strade che abbiamo percorso, ognuna con un bagaglio di storia e avventura, ognuna con un’indole differente. La Ruta 40, la regina di tutte le rutas, un rivolo che costeggia le Ande e scende dal villaggio di La Quiaca, nel Nord dell’Argentina, fino alla propaggine di Punta Loyola nel Sud. Finisce lì, senza raggiungere davvero il fondo dell’Argentina, lasciando alla Ruta 3 l’incombenza di percorrerne l’ultimo tratto, quello che infine giunge alla Fin del Mundo. La Ruta Nacional 40 è tra le strade più lunghe al mondo, con più di 5000 km che si distribuiscono tra il livello del mare e i 5000 m, tra asfalto (poco) e sterrato (tanto). Dal canto suo, però, la Ruta Nacional 3, che pure parte “solo” da Buenos Aires, costituisce l’eroica conclusione della Panamericana, un sistema integrato di strade che congiunge il punto più a nord con il punto più a sud del continente americano. Pura epica, non è vero?

Però c’è un però (naturalmente). L’inesorabile corsa verso Sud di queste due strade si scontra altrettanto inesorabilmente con la geografia: lo stretto di Magellano, un braccio di mare che separa l’isola della Terra del Fuoco dal resto del continente. No, non ci sono ponti. Ci sono il mare e il Cile a spezzare l’idillio. O forse no, perché anche in Cile c’è una ruta, la Ruta 9, che scivola via tra foreste e mare.

Cile on the road
fonte: Google Maps

La geo-politica della Patagonia

La geografia della Patagonia e della Terra del Fuoco è complessa, non tanto per gli elementi che l’hanno silenziosamente levigata nel corso dei millenni, quanto per le guerre e le diatribe di due popoli confinanti. Non vi raccontiamo la storia, perché non ne saremmo all’altezza. Fatto sta che oggi Cile ed Argentina corrono paralleli ai due oceani, l’Argentina ad est accanto all’Atlantico e il Cile a ovest, compresso tra il Pacifico e le Ande. Se ne stanno così, fino al 52° parallelo, dove d’improvviso l’Argentina finisce e lascia che sia il Cile ad affacciarsi sulle acque burrascose dello stretto di Magellano. E al di là dello stretto ecco la Terra del Fuoco, regno di venti e correnti, di foreste e pinguini. Non si può mettere piede sulla Isla Grande de La Tierra del Fuego senza prima averlo posato su terra cilena (a meno di raggiungere la Fin del Mundo via aria). E infine laggiù, proprio sull’ultima propaggine di terra, a fronteggiarsi ai due lati del canale di Beagle, ecco gli ultimi due insediamenti umani: Ushuaia (Argentina) e Puerto Williams (Cile).

mappa della Terra del Fuoco
Fonte: Google Maps

La diatriba è di lana caprina, come spesso accade: Puerto Williams è effettivamente il centro abitato più australe del mondo, ma Ushuaia è la città più australe del mondo. Metteteci che gli argentini sono stati bravissimi a promuoversi ed ecco che la città della Fin del Mundo per la stragrande maggioranza delle persone è Ushuaia. La lana caprina sta nella definizione di città: Ushuaia contava all’ultimo censimento oltre 50000 abitanti ed è in fortissima crescita urbanistica ed economica; la piccola Puerto Williams invece, avendo meno di 3000 abitanti, non potrebbe fregiarsi del titolo di città.

Terra del Fuoco on the road
Ushuaia Fin del Mundo

Terra del Fuoco in un mare ignoto

Cinquecento anni fa, barbuti e puzzolenti lupi di mare fendevano le onde a bordo di velieri incrostati di salsedine, assetati di esplorazione, di scoperte, di ricchezze. Uno di loro, Ferdinando Magellano, si mise in testa (come altri meno fortunati prima di lui) di trovare una via più breve per raggiungere le Indie: anziché circumnavigare l’Africa, veleggiando verso ovest era convinto che sarebbe prima o poi giunto in Oriente. Fu così che, nel 1520, all’età di 40 anni, Ferdinando si avventurò all’interno di un braccio di mare lungo 570 km e largo appena 2 km nel suo punto più stretto. Nonostante le correnti insidiose e i venti prepotenti, Magellano riuscì in 38 giorni ad attraversare lo stretto, ritrovandosi in un oceano dolce e privo di burrasche che battezzò Oceano Pacifico.

Patagonia on the road
Stretto di Magellano

Magellano finì infilzato da un indigeno nelle Filippine dopo aver tentato di imporre con la forza l’autorità spagnola. Dopo di lui, lo stretto fu navigato da molti altri esploratori, incluso Francis Drake (che gli rubò l’impresa di circumnavigare effettivamente il pianeta) e Charles Darwin. Più a Sud rispetto allo stretto di Magellano, altri due passaggi naturali collegano i due oceani: il Canale di Beagle, largo 5 km e lungo 240 km, e il temuto ed ostile stretto di Drake, il braccio di mare tempestoso che separa Capo Horn dall’Antartide.

Il nostro itinerario in Patagonia e Terra del Fuoco

Se avete letto fino a qui, beh, non potevamo proprio rinunciare a raggiungere la Fin del Mundo via terra e mare. Non c’è poesia per noi nel raggiungerla via aria. Ed ecco che abbiamo noleggiato un pick-up e lo abbiamo impolverato all’inverosimile fino a raggiungere la fine-del-mondo.

Oggi ci fermiamo qui e non vi diciamo altro. Vogliamo però stuzzicare la vostra curiosità…


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24 commenti su “Patagonia e Terra del Fuoco: un altro on the road

  1. Che viaggio stupendo! Davvero un on the road fantastico, secondo me certi viaggi vanno vissuti proprio così, come lo avete vissuto voi. E’ il modo migliore per godersi al meglio sia la destinazione che il viaggio in sé. Spero di poterlo fare anch’io un giorno, la natura e i paesaggi dell’Argentina mi hanno sempre affascinato.

  2. Come non capirti 🙂 Sono stata in Patagonia a fine 2018 ed era il viaggio dei miei sogni e mi è rimasto nel cuore. Anche noi in auto da El Calafate siamo arrivati sino in Cile e poi in volo ad Ushuaia. Io credo davvero sia una terra unica 🙂

  3. Una metà affascinante da fare almeno una volta nella vita ?
    Articolo interessante da tenere a portata di mano per un viaggio on the road in Patagonia e Terra del Fuoco ?

  4. Mi hai fatto venire una nostalgia terribile di quella polvere, di quelle strade, del vento pazzesco che non lascia scampo, del silenzio assoluto e delle nuvole piatte che corrono veloci. Attraversare lo stretto di Magellano è stata per me, che sono cresciuta con i romanzi di avventura, un’emozione indescrivibile e nonostante l’aria gelida che mi sferzava la faccia, sono rimasta impavidamente sul ponte del traghetto.
    Attendo il resto del viaggio per perdermi ancora nel mondo alla fine del mondo!

  5. La Patagonia è uno dei miei sogni! Questo on the road dev’essere stato straordinario, spero di vivere anche io questa emozione prima o poi. L’auto sembra davvero il modo migliore per girare queste terre

  6. Non ho ancora pensato ad un viaggio così perché ancora mi manca tanto mondo da scoprire “più accessibile” viaggiando anche in quattro ma leggendo il tuo articolo sono rimasta esterrefatta

  7. Che viaggio meraviglioso deve essere stato! Già solo il video mi ha messo una voglia di partire… e pensa che è uno dei miei viaggi nel cassetto! Tu che stagione suggerisci di andare? Nostro inverno, vero?

    1. Durante il nostro inverno (loro estate) si possono fare molti trekking, il clima è più mite e si possono vedere i pinguini di Magellano che, nella stagione fredda, migrano più a nord. Non è, invece, un buon periodo se si desidera fare whale watching. Quindi, beh, il periodo migliore dipende da quali sono le cose che interessano maggiormente.

  8. Che spettacolo! Uno dei miei travel dreams da sempre. Mi chiedo spesso se mai riuscirò ad andarci. Il mio problema è il periodo, agosto non è proprio il momento migliore per un viaggio da quelle parti!

    1. È vero, ad agosto rischia di essere freddo e per via del meteo alcuni trekking potrebbero non essere praticabili. Tuttavia, abbiamo degli amici che sono stati laggiù durante l’inverno (la nostra estate) e sono tornati felici della loro scelta

  9. Che invidia? Ho vissuto per diversi mesi in Argentina per lavoro ma non sono riuscita a visitare la Patagonia e la Terra dei fuochi…ci tornerò sicuramente un giorno! Il mio collega argentino mi diceva sempre che era obbligatorio avere con sé a bordo dell’auto un telo (per coprire un cadavere in caso di incidente?) e un estintore (in caso di incendio) perché si era in luoghi cosi remoti che i soccorsi non si sa quanto sarebbero potuti arrivati, una curiosità ve li avevano dati?

    1. Non ci hanno dato né l’uno né l’altro! In effetti abbiamo spesso visto in giro cartelli che avvisavano del rischio incendio e… per strada spesso guanachi e altri animali attraversano senza cautela, ma basta fare attenzione e moderare la velocità per evitare di dover utilizzare il telo (speriamo non si riferisse ad altro tipo di cadavere….)

  10. Credo che tu abbia proprio ragione. Questo viaggio si deve fare a quattro ruote ed io ce l’ho nel mio cuore da tempo. Mi auguro di poterlo realizzare un giorno, nel frattempo sogno leggendo qui.

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