Longsheng risaie Cina

Cina: la regione del Guanxi

Lasciata alle spalle, già con molta nostalgia, la Pechino che ci ha ammaliati, ci imbarchiamo su un volo interno che dalla Capitale ci porta a Sud, in una regione denominata Guanxi, al confine con il Vietnam. La nostra prima destinazione è a Nord di questo fazzoletto di Cina: le risaie a terrazza di Longsheng, la Spina Dorsale del Drago. I nomi cinesi dei luoghi sono così, evocativi, mistici, assurdi, poetici.

Longsheng: verde, verdissimo, che più verde non si può

Atterriamo a Guilin e lì in aeroporto ci aspetta un autista: con lui, strafatto di Redbull cinese venduta in lattina dorata, affrontiamo le 3 ore di strade che ci separano da Longsheng. Intervalliamo il percorso con fermate in posti polverosi e baraccosi (che potrebbero sembrare Africa o Sud America, non fosse per il colore dell’incarnato e il sorriso a mandorla degli occhi) per acquistare altra Redbull. Ne offre anche a noi. Un po’ nauseati dall’odore dolciastro che dalla bevanda energetica invade l’abitacolo, rifiutiamo. Dopo un tot giungiamo a destinazione; il nostro autista assolda un portatore, un omino curvo, apparentemente nella fase calante della sua luna, ma forte e nodoso come un albero, instancabile come solo un cinese può essere.  Si carica in spalle la gerla colma dei nostri borsoni e si incammina. Noi, due miseri zainetti in spalla, gli arranchiamo dietro su quei viottoli verticali che si arrampicano per la collina. Attraversiamo un mercato pieno di colori e odori, peperoncini a seccare, cappelli di paglia enormi. Arriviamo alla nostra guesthouse, una splendida costruzione in legno affacciata a strapiombo sulle risaie. Ci accoglie il Ni hao vivace della proprietaria e una grande vetrata affacciata sul verde. Il posto è incredibile. Certo, piove nella stanza, di notte sentiamo qualche topolino correre allegramente e il secondo giorno, quando scendiamo al piano di sotto per chiedere lumi in merito all’assenza della corrente elettrica, ci sentiamo rispondere con grande giovialità e allegria che “no, oggi non c’è”. Ma se abbandoniamo la convinzione tutta occidentale che la 220V sia indispensabile alla preservazione della specie, cadiamo in un mondo rurale eterno (= fuori dal tempo), dove l’acqua gocciola lenta da un terrazzamento all’altro, il riso cresce baciato dal sole, le donne trasportano le gerle in spalla e ti vendono frutti della passione tagliati a metà da mangiare con il cucchiaino (tra le cose più deliziose mai mangiate).

Ci svegliamo con l’alba e accompagnati dai raggi gentili del sole appena sveglio percorriamo le risaie in lungo e in largo. Il verde è così estremo e tenero da appropriarsi di tutto l’orizzonte, facendo a botte solo con l’azzurro del cielo terso e immenso. Facciamo amicizia con una donna che sembra avere un’età indefinita (ma a gesti ci comunica di avere 50 anni su per giù), con cui ci accompagniamo per un tratto, chiacchierando lei in cinese e io in inglese, mentre mi accarezza il braccio e ridacchia. Incontriamo una famigliola asiatica in vacanza e diventiamo l’attrazione del giorno: posano con noi per foto ricordo, copiamo le loro pose nelle fotografie per farli divertire. Ci coglie una pioggia torrenziale, ci rifugiamo sotto un ponticello di legno ma poi ci facciamo coraggio, indossiamo le nostre mantelline (loro prima apparizione nei nostri viaggi – e in seguito preziosissime compagne) e via nella pioggia fino alla nostra sino-casa. Mangiamo a pranzo e cena il bamboo rice, ricetta tipica della valle, riso mescolato con carne, verdure e spezie e cotto all’interno di uno stelo di bambù sul fuoco vivo, da cui assume un sapore piacevolmente affumicato.

Alla sera i turisti risalgono sui pullman e Ping’an torna ad essere un villaggio di un’altra era, dove il tempo scorre lento e fecondo, dove le luci si spengono poco dopo il tramonto per lasciare spazio al riposo delle risaie.

Yangshuo: alla ricerca del Maestro dei Cinque Picchi

Chissà se i Cinque Picchi dell’epico Maestro di Sirio il Dragone si trovano davvero nella regione di Yangshuo oppure altrove? Di certo, al primo sguardo, il paesaggio carsico, aspro e levigato insieme, si fissa negli occhi dello spettatore come una indelebile cartolina (non a caso, crediamo, è proprio questo paesaggio ad abbellire la banconota da 20 renminbi). Purtroppo, appena pochi istanti dopo l’occhio si accorge di alcune stonature. Accanto alle montagne aguzzate dal millenario scorrere del fiume, ecco che balzano fuori prepotenti cubi di cemento che svettano gareggiando con i picchi calcarei (malauguratamente, in alcune zone l’edilizia ha la meglio).

La regione di Yangshuo sarebbe meravigliosa, se non fosse anche e tristemente l’esemplificazione di come l’uomo sfrutti e snaturi un ambiente. Una pianura solcata dalle anse lente e larghe del fiume, da cui si ergono improvvise e inattese queste formazioni calcaree ricoperte di vegetazione. Risaie intorno, qualche barca di pescatori dal cappello triangolare. Così probabilmente era fino a qualche manciata di anni fa. Ora la speculazione edilizia ha abbandonato tra i campi orribili quadrati di cemento neppure ultimati, dove la gente stende la biancheria senza avere infissi o senza qualche parete. In mezzo al paesaggio carsico, finti campi di girasoli o tulipani, invasi da pullman di turisti cinesi, violentano lo sguardo di chi cercherebbe l’autenticità di una risaia. L’orda di giallini intruppati gioisce e ci rincorre per scattare una incredibile indimenticabile foto ricordo con ben due occidentali insieme. I pescatori se ne escono la sera, con i loro poveri cormorani prigionieri, condannati ad un anello al collo che impedisce loro di deglutire il bottino della loro pesca – bottino che non va a sfamare una famiglia povera ma a divertire la suddetta orda di insensibili turisti di tutte le razze. Il fiume pullula di zattere colorate, come una Venezia di gondole sormontate da ombrelloni da spiaggia; da ogni lato l’assalto di “Hallo Bamboo! Water! Beer!” è assordante. Come in un parco divertimenti, alle piccole rapide che si incontrano c’è il fotografo che immortala gli schizzi – come a Gardaland sui Tronchi. Che tristezza la modernità.

Eppure qualcosa di autentico qui e là ancora resta. Con le mountain bike a noleggio, pedalando sotto il caldo, salutiamo contadini al lavoro e attraversiamo il fiume su una zattera. Ci innamoriamo della motoretta elettrica con cui esploriamo la regione; il secondo giorno torniamo a prendere la stessa motoretta ma ce la danno con la batteria già per metà ko dal giorno prima. Riusciamo a raggiungere il villaggio di XingPing, angolo dimenticato di Cina, dove compriamo una zuccheriera e facciamo amicizia con una vecchina: lei vende teiere, ci regala rose secche per infusi e ha una nipote che sa usare lo smartphone e parlare un po’ di inglese. Quando ci troviamo a non avere con noi abbastanza yuan per la teiera in ghisa bellissima che vorremmo acquistare, vengono chiamati i rinforzi. Viene interpellato il proprietario del negozio di fronte: neppure lui parla (né capisce) una sola parola di inglese, ma è pieno di buona volontà e vuole che la vecchina venda la sua teiera, così carica Leo sulla sua motoretta e lo scarrozza in giro per il paesino alla ricerca di un terminale per la carta di credito (inesistente) o di una banca (esistente, ma priva di personale parlante inglese, di terminale funzionante e pure del cambio valuta). Alla fine diamo loro tutti gli yuan che ci restano e qualche euro per far quadrare i conti e ce ne andiamo tra sorrisi e gentilezza.

E’ questa la Cina che ci vogliamo portare a casa: quella delle strade lastricate e impolverate dove le facce che incontri sono di gente del posto o di viaggiatori come te.

Dal nostro canale Youtube, ecco il video Amarcord del nostro viaggio in Cina nella regione del Guanxi – Enjoy!

:::::::Info pratiche:::::::

Hotel:
Longji One Hotel piazzato proprio sull’orlo della collina, accogliente, pulito, con delle finestre da cui si vola sulle risaie.
Yangshuo Village Inn, davvero molto bello anche se un po’ fuori dalla città; per chi ha nostalgia di casa, il rooftop Restaurant Luna, propone accettabili imitazioni della verace cucina italica (il cuoco ha lavorato in Italia). Non perdetevi i meravigliosi aperitivi con bruschetta, sul tetto, vista Moon Hill.

Attività
Fare tre ore di trekking con la febbre per poi curarsi con orrenda birra locale. Fatto. Voto 5/10.
Correre in mezzo alle risaie per seminare una vecchina che vuole portarti a tutti i costi nel suo villaggio. Fatto. Voto 7/10.
Essere al ristorante ed accorgersi che l’acqua putrida della finta cascata gocciolava dentro al bicchiere di birra appena svuotato.
Trattare il prezzo di un giro in barca a gesti ed essere infine sconfitti. Fatto. Voto 4/10.
Riempirsi gli occhi di verde e di blu. Fatto. Voto 9/10.
Riempirsi gli occhi di blu (acqua) e di blu (cielo). Fatto. Voto 9/10.
Mangiare frutto della passione ed anguria fino a quasi cagarsi addosso. Fatto. 8/10.
Ripararsi dalla pioggia sotto ad un ponte per poi fuggire perché stanno aprendo la diga. Fatto. Voto: indefinibile.

Da non perdere: a Guilin cercate una bancarella che vende, tra gli altri bibitoni, una deliziosa bevanda a base di miele e frutto della passione… Sì, le indicazioni sono poche ma se la troverete non ve ne pentirete.


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41 commenti su “Cina: la regione del Guanxi

  1. Da non-amante della Cina (non so per quale motivo non mi ispira), devo dire che dopo questo post mi sono ricreduta. Cosí ben scritto e con cosí belle fotografie, grazie per il vostro racconto!
    Cari saluti, Maria

  2. Sembra che abbiate vissuto delle avventure incredibili tutto sommato, come essere tornati indietro nel tempo e poi la gente dev’essere pronta a tutto ad aiutare lì. La Cina non mi aveva mai attirato prima d’ora ma questa parte sembra davvero magica, intaccata dal tempo.

  3. Questo è uno di quei viaggi che sogno. Anche se con la tua frase “che tristezza la modernità ” hai descritto bene come l’uomo riesca a rovinare posti tanto belli. Spero di vederli presto!

  4. Complimenti per le bellissime foto. Mi avete fatto tornare indietro nel tempo, a due anni fa quando sono stata nel Guanxi. Yangshuo mi è piaciuta molto, Guilin un po’ meno.

  5. La Cina è un paese che per il momento non mi chiama, ma questo piccolo paradiso mi fa ricredere un po’: i terrazzamenti sono stupendi, così come i colori e la natura rigogliosa.
    Davvero una bella esperienza, grazie per averla raccontata!

  6. Che avventura ragazzi! Mi sono divertita a leggere questa parte di viaggio, anche se mi spiace molto sentire che il cemento ha avuto la meglio sulla natura e sul verde. Speriamo veramente che almeno una parte rimanga così com’è

  7. La Cina è un paese che mi ispira molto e spero di andarci presto. Dalle tue foto si capisce quanto sia diversa dall’Italia e soprattutto mi hai fatto venire ancora di più la voglia di visitarla ?

  8. La cementificazione selvaggia ha rovinato meraviglie per sempre, ma in questo luogo (in cui non sono mai stata) dalle tue foto si percepisce un’immensità che è davvero rara. Complimenti per il viaggio che avete fatto!

  9. Questo post è bello da morire. Avete vissuto un’avventura splendida, in tutte le sue contraddizioni, e io difficilmente uso il termine “avventura” ma credo che questa lo sia. Mi potresti spiegare la storia dei poveri cormorani, che non ho capito molto bene? Perché gli mettono l’anello al collo? Povere bestie… ?

    1. Venivano usati dai pescatori per pescare. L’anello al collo serviva per evitare che il cormorano deglutisse il pesce (e quindi per evitare che lo mangiasse). Il pescatore addestrava l’uccello a “sputare” il pesce e voilà: pesce fresco senza fatica… Oggi i cormorani continuano purtroppo ad essere usati per la pesca ma non a fini alimentari come migliaia di anni fa, bensì a scopi turistici ?

  10. Sono stata quest’anno a Guillin ma la mia esperienza è stata molto diversa, è interessante leggere il tuo viaggio on the road che ti ha portato a conoscere tante realtà della Cina rurale più vera. una cosa è certa: con i Cinesi così disarmanti bisogna prendere spesso le situazioni che capitano con grande filosofia e pazienza, come fanno loro!

  11. Ragazzi non solo ho letto il vostro articolo, ma ho visto anche il video. L’ho trovato un modo molto originale di raccontare, c’era anche il cane ? ( all’inizio non capivo )

    Devo dire che i vostri viaggi mi affascinano parecchio.

    Questo viaggio nella Cina rurale è veramente originale . Bellissime le risaie .. anche se dormire con l’idea dei topi non so se riuscirei … Grazie

    1. Esther chissà ci avrai presi per pazzi con la pallina prima di vedere il cane! In effetti, l’abbiamo presentata in un video vecchio e non più in questo…. Grazie per i tuoi commenti ?

  12. Non sapevo che la Redbull lì venisse usata per doparsi ahaha Che ridere il vostro racconto! La pioggia in camera e la mancanza di corrente credo che avrei potuto sopportarla ma gli amici topolini proprio no mi dispiace! Avete comunque aperto una finestra sulla verità nuda e cruda di questi posti. Non sono così tanto incontaminati come crediamo anche se un po’ di autentico ancora si trova qua e la!

    1. Purtroppo la Cina sta cambiando in fretta. Nell’hotel dove alloggiavamo a Yangshuo c’erano le foto di pochi anni prima ed era un’oasi verde… speriamo che alcuni luoghi riescano comunque a mantenere la loro atmosfera e le loro tradizioni

  13. Rido ogni volta che ti leggo. La storia dell’autista strafatto di Redbull Cinese che ha guidato per tre ore è fantastica ?
    Io non avrei respirato dal terrore!
    Che belle le foto, e che bel racconto di viaggio! Applauso

  14. Ultimamente sono molto curiosa di voler andare in Cina, poi capita un post come questo con tante info utili e la voglia ingrandisce

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